giovedì 13 febbraio 2014

Nessun salto nel tempo può essere realistico, ma ha i suoi vantaggi!

Inauguro una sezione sui libri che leggo, essendo una lettrice accanita. Lo faccio con la recensione de "Il dio sordo - Mia immortale amata" di  un autore esordiente, Antonio Scotto (cliccate per trovarlo su FB), che ho conosciuto grazie ad internet.
Il romanzo è consistente, circa 600 pagine, ma leggerlo in formato elettronico è stato utile a non farmi spaventare troppo dalla mole che, se è vero che si sente, vale davvero la pena. 
Spero di avere presto foto della copertina da pubblicare, intanto ecco la recensione che ho pubblicato su Anobii.com e su amazon.it (utente gretell).



Questa recensione arriva con estremo ritardo rispetto a quando ho finito di leggere il libro in questione. E’ una storia molto lunga, la storia di una vita intera, e sicuramente merita il numero di pagine che Antonio Scotto le ha dedicato. Non solo per l’importanza del soggetto, Maestro che ha segnato la storia, ma per la cura dei dettagli che, se pur numerosi e accuratissimi, non sono di troppo. La vita di Beethoven è stata piena di eventi e sentimenti e la sintesi non rientra certo nel caso di un buon lavoro, e quello che è stato fatto mi pare ottimo. Il mio ritardo è anche giustificato dal fatto che mi succede spesso, dopo aver letto storie toccanti, di non riuscire a leggere per un po’, resto piuttosto coinvolta e sembro quasi faticare a staccarmi da personaggi a cui mi sono davvero affezionata.

Il vergognoso ritardo con cui scrivo mi ha permesso di leggere molte altre recensioni, con cui su alcuni punti mi trovo in disaccordo. Prima di tutto, sarò strana io, ma a me la prima parte è piaciuta molto. Per molti è stata improbabile, improponibile, troppo fantasiosa per il salto nel tempo… per me è stata una narrazione estremamente piacevole, frizzante, vivace e coinvolgente, che mi ha dato la spinta a voler continuare nella lettura.  

Il salto nel tempo: per molti un espediente troppo fantasioso o artificioso. Per me è una trovata eccezionale, l’idea di far affiancare il Maestro da una persona dei giorni nostri, che già sapendo bene CHI è Beethoven ha l’occasione di viverne le vicissitudini in modo consapevole ma al tempo stesso godendo degli avvenimenti con tutte le sorprese e i colpi di scena accaduti, realmente e non, nella vita del Maestro.

Il nostro narratore funge contemporaneamente sia da “angelo custode” che da protetto del Maestro, e questo è un aspetto del romanzo che mi è piaciuto davvero tanto.

Una considerazione per me molto importante riguarda il linguaggio usato. La padronanza che l’autore dimostra è notevole, davvero notevole. Rispetto ad altri casi di libri in cui trovavo qua e là parecchie parole ricercate, nel caso di questo romanzo la quantità di parole a me sconosciute è senza dubbio superiore alla media ma non le ho mai avvertite come ridondanti, anzi, più proseguivo nella lettura e più la vivevo come un modo di imparare molto della lingua italiana, oltre che della storia di un luminare che prima di diventare un mito è stato un uomo.

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