Il romanzo è consistente, circa 600 pagine, ma leggerlo in formato elettronico è stato utile a non farmi spaventare troppo dalla mole che, se è vero che si sente, vale davvero la pena.
Spero di avere presto foto della copertina da pubblicare, intanto ecco la recensione che ho pubblicato su Anobii.com e su amazon.it (utente gretell).
Questa recensione arriva con estremo ritardo rispetto a
quando ho finito di leggere il libro in questione. E’ una storia molto lunga,
la storia di una vita intera, e sicuramente merita il numero di pagine che
Antonio Scotto le ha dedicato. Non solo per l’importanza del soggetto, Maestro
che ha segnato la storia, ma per la cura dei dettagli che, se pur numerosi e
accuratissimi, non sono di troppo. La vita di Beethoven è stata piena di eventi
e sentimenti e la sintesi non rientra certo nel caso di un buon lavoro, e
quello che è stato fatto mi pare ottimo. Il mio ritardo è anche giustificato
dal fatto che mi succede spesso, dopo aver letto storie toccanti, di non
riuscire a leggere per un po’, resto piuttosto coinvolta e sembro quasi
faticare a staccarmi da personaggi a cui mi sono davvero affezionata.
Il vergognoso ritardo con cui scrivo mi ha permesso di
leggere molte altre recensioni, con cui su alcuni punti mi trovo in disaccordo.
Prima di tutto, sarò strana io, ma a me la prima parte è piaciuta molto. Per
molti è stata improbabile, improponibile, troppo fantasiosa per il salto nel
tempo… per me è stata una narrazione estremamente piacevole, frizzante, vivace
e coinvolgente, che mi ha dato la spinta a voler continuare nella lettura.
Il salto nel tempo: per molti un espediente troppo
fantasioso o artificioso. Per me è una trovata eccezionale, l’idea di far
affiancare il Maestro da una persona dei giorni nostri, che già sapendo bene
CHI è Beethoven ha l’occasione di viverne le vicissitudini in modo consapevole
ma al tempo stesso godendo degli avvenimenti con tutte le sorprese e i colpi di
scena accaduti, realmente e non, nella vita del Maestro.
Il nostro narratore funge contemporaneamente sia da “angelo
custode” che da protetto del Maestro, e questo è un aspetto del romanzo che mi
è piaciuto davvero tanto.
Una considerazione per me molto importante riguarda il
linguaggio usato. La padronanza che l’autore dimostra è notevole, davvero
notevole. Rispetto ad altri casi di libri in cui trovavo qua e là parecchie parole
ricercate, nel caso di questo romanzo la quantità di parole a me sconosciute è
senza dubbio superiore alla media ma non le ho mai avvertite come ridondanti,
anzi, più proseguivo nella lettura e più la vivevo come un modo di imparare
molto della lingua italiana, oltre che della storia di un luminare che prima di
diventare un mito è stato un uomo.
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